28/07/2024

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Rimaniamo impegnate e speranzose di allargare la nostra tenda

Rimaniamo impegnate e speranzose di allargare la nostra tenda

 

Dal 26 maggio al 2 giugno 2024, l'UISG ha tenuto il Secondo Simposio delle Donne Religiose Teologhe a Nemi (Roma, Italia).


Pensato come piattaforma per religiose e teologhe, il simposio ha avuto l'obiettivo di alimentare la riflessione teologica sulla vita religiosa, rendendola contestuale e pratica.


Abbiamo chiesto ad alcune partecipanti di condividere una riflessione personale sul convegno, realizzando interviste sia video che scritte. Di seguito, presentiamo quella di Suor Mila Díaz Solano, della congregazione delle Suore Domenicane di Springfield:

Mi chiamo Mila Díaz Solano, della congregazione delle Suore Domenicane di Springfield. Sono di origine peruviana ma negli ultimi anni ho vissuto il mio discepolato e il mio servizio nel consiglio generale della mia congregazione, negli Stati Uniti. La mia disciplina teologica è la Scrittura. Continuo a offrire corsi biblici nel programma di formazione dei diaconi permanenti e degli animatori catechistici dell'arcidiocesi di Chicago. Tengo anche corsi online per i laici associati in Perù, per le mie sorelle e per un circolo di riflessione femminile.


Grazie alla mia esperienza di leadership in un Paese straniero, sono appassionata di interculturalità, collaborazione e intergenerazionalità. Come umanità e vita religiosa, negli ultimi anni stiamo sperimentando la mobilità in modo unico. Le cause sono molteplici e ci sono incontri e scontri tra culture. Le narrazioni bibliche che riflettono la mobilità del popolo d'Israele e delle prime comunità cristiane e gli incontri con altre culture in queste narrazioni ci offrono spunti per riflettere sui temi dell'interculturalità, del razzismo e delle relazioni intergenerazionali nelle congregazioni religiose femminili.  

Abbiamo riconosciuto che la nostra riflessione sulla vita consacrata deve includere una prospettiva molto più globale e questo può avvenire solo grazie alla collaborazione.

In questo simposio abbiamo vibrato ascoltando le storie del nostro cammino teologico. Ci siamo ritrovate di fronte a sfide, sofferenze, gioie e speranze simili su vari aspetti che ci riguardano e cioè della vita e della missione della vita religiosa femminile nei nostri Paesi. Sono stata personalmente toccata dalla perseveranza, dalla creatività e dall'audacia che caratterizzano noi donne teologhe che esercitiamo il nostro lavoro in contesti ecclesiali ancora dominati dal clericalismo. 


Lo Spirito ci ha permesso di concordare su preoccupazioni teologiche comuni, come il ripensamento dei voti e della nostra identità di donne consacrate in una prospettiva sinodale e come parte della creazione. Abbiamo accolto la possibilità di un Sinodo sulla vita consacrata che ci permetta di riflettere sulla nostra vita e missione, non separate dal resto dei battezzati, ma in relazione al resto dei carismi e dei ministeri nella Chiesa. Vorremmo andare oltre le prospettive gerarchiche enfatizzate nel documento Perfectae Caritatis. Abbiamo riconosciuto che la nostra riflessione sulla vita consacrata deve includere una prospettiva molto più globale e questo può avvenire solo grazie alla collaborazione.


Abbiamo avuto l'opportunità di ripensare il lavoro teologico in diversi gruppi: per continenti, per discipline, per argomenti di interesse. Tutto questo ci ha aiutate a creare connessioni per lavorare insieme su progetti comuni. Rimaniamo impegnate e speranzose di allargare la nostra tenda e continuare il nostro lavoro teologico in collaborazione e in dialogo tra di noi, includendo le teologhe del primo gruppo, in modo da poter animare e sfidare insieme il discepolato e la missione della vita religiosa nei nostri Paesi. In questo modo la nostra riflessione sarà più inclusiva. Sono convinta che questo modo di fare teologia possa contribuire alla sinodalità. In una società così frammentata e polarizzata, la testimonianza di includere voci diverse e di lavorare in modo collaborativo per una causa comune, la comunione, diventano un segno profetico di ciò che tutta la Chiesa è chiamata a vivere.

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