
03/03/2025
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Hopetelling per costruire la società: rieccheggi dal Giubileo della Comunicazione
Hopetelling per costruire la società: Rieccheggi dal Giubileo della Comunicazione
Come si può vivere e comunicare la speranza in un mondo segnato da crisi e incertezze? Come renderla visibile, credibile e contagiosa? Questi interrogativi hanno guidato il recente incontro “Comunicare la Speranza: Il Ruolo dei Media e il Significato del Giubileo della Comunicazione”, organizzato dalla UISG a un mese dalla celebrazione del grande evento giubilare.
Il forum ha rappresentato un’occasione di riflessione sul ruolo fondamentale della comunicazione nella costruzione di un mondo più giusto e solidale. I relatori – Sr. Rose Pacatte FSP, Sr. Adelaide Ndilu IHM, Sr. Cristina Valea Sobrino FSMP e P. Benedict Mayaki SJ – hanno condiviso prospettive ed esperienze su come il racconto della speranza possa diventare uno strumento concreto per trasformare la società.
Un concetto chiave emerso nei loro interventi è stato l’hopetelling, ovvero l’arte di narrare storie di speranza, un invito che anche Papa Francesco ha rivolto ai comunicatori per contrastare il pessimismo e la rassegnazione. Ma come rendere questo principio una pratica quotidiana e concreta?
Raccontare il bene senza semplificazioni
Uno degli aspetti fondamentali emersi nel dialogo è stata la necessità di rendere visibili le storie di chi costruisce ponti e genera cambiamento, spesso ignorate dai media. Tuttavia, raccontare la speranza non significa edulcorare la realtà o ignorare le difficoltà, ma piuttosto offrire una narrazione equilibrata e autentica, capace di mettere in luce i segni di speranza anche nei contesti più complessi.
I relatori hanno sottolineato l’importanza di evitare le semplificazioni e le narrazioni stereotipate, offrendo invece spazio a testimonianze reali che parlino di resilienza, solidarietà e impegno.
I media come spazi di dialogo e comunità
Un altro tema centrale è stato il ruolo dei media come strumenti di dialogo e partecipazione. Se da un lato il panorama comunicativo attuale è dominato da un’economia dell’attenzione che premia il sensazionalismo, dall’altro offre anche nuove opportunità per amplificare voci spesso trascurate.
I partecipanti hanno sottolineato la responsabilità dei comunicatori nel promuovere un’informazione che non alimenti divisioni, ma che contribuisca a costruire ponti tra culture, popoli e generazioni. La speranza si comunica attraverso storie che mostrano il potenziale della collaborazione e della solidarietà.
Educare alla speranza nell’era digitale
Un altro tema chiave è stato il ruolo dell’educazione ai media. In un mondo in cui le nuove tecnologie permettono di raggiungere pubblici diversi, è fondamentale formare comunicatori consapevoli e responsabili. Le piattaforme digitali possono essere strumenti potenti per diffondere messaggi positivi, ma richiedono un uso attento per evitare la diffusione di fake news o narrazioni tossiche.
I relatori hanno sottolineato la necessità di una comunicazione che metta al centro la verità e la trasparenza, con uno stile che non sia conflittuale ma costruttivo. L’obiettivo è trasmettere speranza con autenticità, senza mai perdere di vista la realtà dei fatti.
Una missione collettiva per il Giubileo della Comunicazione
Questo incontro si inserisce nel più ampio percorso del Giubileo 2025: Pellegrini di Speranza, che invita a riflettere su come la comunicazione possa diventare uno strumento di cambiamento.
Il messaggio emerso è chiaro: non basta parlare di speranza, occorre viverla e comunicarla in modo concreto, affinché possa diventare una forza contagiosa capace di trasformare il tessuto sociale. Per i comunicatori ecclesiali, questo significa anche riconoscere e testimoniare che il vero volto della speranza è Gesù Cristo, centro del messaggio evangelico. E chi comunica nella Chiesa ha la responsabilità di renderLo visibile e credibile, affinché le parole e le storie raccontate conducano sempre alla fonte autentica della Speranza.
