14/07/2024

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Il futuro della vita consacrata è nell'intercongregazione

Il futuro della vita consacrata è nell'intercongregazione

 

Dal 26 maggio al 2 giugno 2024, l'UISG ha tenuto il Secondo Simposio delle Donne Religiose Teologhe a Nemi (Roma, Italia).


Pensato come piattaforma per religiose e teologhe, il simposio ha avuto l'obiettivo di alimentare la riflessione teologica sulla vita religiosa, rendendola contestuale e pratica.


Abbiamo chiesto ad alcune partecipanti di condividere una riflessione personale sul convegno, realizzando interviste sia video che scritte. Di seguito, presentiamo quella di Suor Marie Desanges Kahindo Kavene, Serva di Maria.
 

Mi chiamo Marie Desanges Kahindo Kavene, sono Serva di Maria ed ho origini congolesi. 
Ho studiato alla facoltà di Loyola Paris, in Francia, dove vivo dal 2012. Attualmente sono impegnata nel lavoro pastorale nelle scuole e mantengo i legami con Loyola Paris come ricercatrice associata nel dipartimento di teologia pratica e pastorale. 

Come teologa religiosa, l'aspetto che più mi affascina è andare incontro alle persone, soprattutto ai più poveri, perché hanno un altro approccio alla vita, mi rivelano un altro volto di Dio e altri modi di essere in relazione con lui, con se stessi, con gli altri e con la natura.

Ho avuto la grande gioia di partecipare a un incontro in presenza al Simposio delle Religiose Teologhe a Nemi, dopo 4 incontri tenuti a distanza. Questa doppia esperienza mi ha arricchito molto. Durante il simposio, sono rimasta molto colpita dai diversi temi affrontati dalle sorelle provenienti da contesti molto diversi tra loro. L'immagine che mi è venuta in mente durante le sessioni di presentazione del nostro lavoro, è stata quella di un immenso puzzle dai mille colori. In effetti, ogni riflessione era importante e aveva il suo posto; ognuna rifletteva un aspetto della vita religiosa in tutta la sua bellezza e fragilità, nel cuore di una Chiesa e di un mondo in sofferenza e in attiva e gioiosa speranza. 

Visti i cambiamenti in atto nella vita religiosa e nella società di oggi, cosa siamo chiamati a fare?

Le principali sfide che ho dovuto affrontare sono legate all'ascolto come lievito di trasformazione nei nostri modi di vivere la vita religiosa, di fare Chiesa insieme e di vivere le nostre missioni nella realtà del nostro mondo. Ecco le domande che mi sono venute in mente dopo il simposio: visti i cambiamenti in atto nella vita religiosa e nella società di oggi, cosa siamo chiamati a fare? Chi e come dobbiamo ascoltare per osare reinventarci, per osare essere creativi pur rimanendo fedeli ai nostri carismi? Quali novità siamo chiamati ad apportare, affinché i modi di vivere la vita religiosa oggi siano incarnati nella realtà delle nostre congregazioni e dei nostri contemporanei? Come possiamo ripensare la teologia dei consigli evangelici affinché siano vissuti dinamicamente, in un mondo in cui le relazioni sono spesso viste dalla prospettiva dell'avere, dell'autonomia individualistica e del potere di dominio? In un momento in cui l'aumento della violenza diventa sempre più un fenomeno globale che riguarda anche le nostre congregazioni (Paesi in conflitto), come possiamo rendere le nostre comunità veri e propri luoghi di fraternità al di là delle ideologie, delle situazioni che alimentano la violenza mettendo le persone le une contro le altre? Come ripensare la formazione iniziale e permanente in questo contesto?

Queste domande richiedono un'interazione tra le congregazioni: oggi "il futuro della vita consacrata è nell'intercongregazione" (Suor Antonita). 

Il mio sogno è che questa interazione sia già effettiva, a partire dal nucleo formato a Nemi, in modo che le teologhe possano essere formate per servire la vita religiosa attraverso incontri, riflessioni condivise e la pubblicazione di collettivi su uno o più temi: Scambio, Ascolto, Scrittura, Ampliamento sono tutti quanti modi, mi sembra, per contribuire al processo di sinodalità nella Chiesa di oggi.

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